19 Mar Aliberti e Tarabini, Chef de La Fiorida a Identità Golose
Franco Aliberti e Gianni Tarabini sono i due Chef dell’unico agriturismo stellato; sono due Chef molto differenti ma perfettamente complementari. Le loro personalità animano quotidianamente la cucina dei ristoranti de La Fiorida, il Quattro Stagioni e La Présef.
Da diverso tempo ci stiamo seguendo reciprocamente sui social, finalmente li abbiamo incontrati a Identità Golose e abbiamo avuto modo di intervistarli per voi insieme al loro responsabile pubbliche relazioni, Andrea Raccanello.
D: Fooditality guarda al mondo della ristorazione dal punto di vista del marketing. Ho notato che i vostri profili social funzionano molto bene, addirittura i profili degli Chef hanno più follower del ristorante stesso…
Tarabini: è merito di un professionista come Andrea che ci affianca.
Raccanello: i profili sono nati in due momenti separati l’uno dall’altro e hanno due differenti toni di voce. Gianni è piaciuto molto, probabilmente per la sua semplicità e il suo essere diretto. Io non faccio altro che raccontare in modo reale la sua persona, quindi non si esce mai dai canoni del personaggio reale, anche nella vita web.
D: Effettivamente oggi vi ho visto sul palco esattamente come vi raccontate sul web!
Parlando della vostra esperienza, vi chiedo se si può fare marketing di destinazione attraverso il cibo. Voi oggi avete parlato non di km 0 ma di “cm 0” perchè i prodotti che utilizzate crescono esattamente di fianco al vostro ristorante, nell’azienda agrituristica. Nelle vostre due personalità però li raccontate in modo diverso: Gianni Tarabini, tu incarni il territorio, mentre Franco Aliberti…
Aliberti: io sono il disturbatore!
D: Vi chiedo quindi come i vostri clienti percepiscono queste personalità che convivono e l’arrivo di Franco come un tocco di colore e di allegria.
Aliberti: La Fiorida ha già molti valori aggiunti, forse l’unione aiuta ad alleggerire alcune cose. La gente percepisce La Fiorida come l’ha sempre percepita nel tempo, ecco perché ha una affluenza così alta: fa presenze annue altissime in un luogo dove non c’è niente e questa cosa fa riflettere. Vuol dire che la gente si è fidelizzata, viene lì perché sa che i prodotti sono a filiera corta e le persone si possono fidare di quello che mangiano.
D: Ma tu, Franco, hai portato un po’ di sapori della tua terra?
Aliberti: Ho portato quelli che si potevano portare per rispettare anche la regola dei prodotti a KM 0 e del territorio. Però ho provato a piantare pomodori e cime di rapa per capire effettivamente come vengono: rispettando sempre il territorio ma con prodotti diversi.
Tarabini: A proposito di questo, il KM 0 è sicuramente importante ma ciò che è fondamentale è la materia prima. Oggi tutti parlano di KM 0 ma anche andando a 2 metri di distanza la materia prima può non essere di qualità. La forza che secondo me può avere il KM 0 in una realtà come la nostra è il fare da traino a un territorio. Nella nostra zona non c’è niente ma noi riusciamo a portare 85.000/90.000 persone, siamo diventati destinazione. Le persone per arrivare da noi scoprono anche il Lago vicino, funzioniamo quindi da veicolo trascinatore di un territorio di valore, come bellezza e prodotti semplici. Con questo nostro aspetto diamo anche magari alternative di investimento alle giovani leve: terrazzamenti di vitigni, allevamenti di pecore, l’uovo di selva con le sue galline nel bosco sono tutte realtà che fino a qualche anno fa potevano sembrare una follia come struttura economica. La stessa Fiorida quando è nata sembrava una follia… oggi è un’azienda agrituristica, unica in Europa, in cui lavorano 80 persone. C’è da correre, da fare i sacrifici e metterci l’anima e infatti oggi eravamo emozionati!
D: Secondo voi è vero che se non si fa destinazione prima, la struttura non può avere successo? Mi sembra che La Fiorida abbia fatto l’esatto contrario: prima il marketing di struttura e poi quello di destinazione
Tarabini: è stato una conseguenza dei risultati, dei prodotti. Dietro c’è sostanza, c’è la persona in tutti i reparti! Noi non siamo numeri e un certo tipo di clientela l’ha capito, siamo come un miraggio.
Raccanello: Se la vediamo con l’occhio del marketing, il raccontare una realtà come Fiorida è partire da un punto di vista in cui il cliente è veramente soddisfatto.
Tarabini: in più se vieni da noi ti portiamo nell’orto oppure a veder nascere il vitello. Le nuove generazioni dove possono vedere questo?
Raccanello: per questo La Fiorida è un’esperienza, quello che si cerca sempre di raccontare è un’emozione e questo è la chiave di tutto. Noi ci crediamo, è la nostra missione.
D. Sembra che ci sia una grande attenzione alle persone?
Raccanello: Sì, il team è fondamentale per crescere.
D: un team che si emoziona anche sul palco quindi?
Tarabini: sì, perchè noi viviamo insieme, non è recitare. Abbiamo le dinamiche interne della famiglia contadina con i suoi ragionamenti e l’idea di un’oasi felice.
Aliberti: la famiglia è quella!
Tarabini: la nostra è la cucina delle emozioni.
Raccanello: l’emozione è un altro principio in cucina: quello che tu provi, deve essere il tuo viaggio, come dice tra l’altro anche il tema di quest’anno di Identità Golose.
D: vi chiedo cosa ne pensate del fatto di chi dice che fare marketing rende tutto finto, di plastica.
Raccanello: noi cerchiamo di rimanere più puliti e trasparenti possibile.
Tarabini: ci vuole il marketing giusto. Se Andrea facesse marketing ma noi ci proponessimo in altro modo sarebbe sbagliato. Oggi per esempio al convegno abbiamo fatto assaggiare tre piatti: a noi interessava far assaggiare i nostri sapori, non tutto il resto. Il piatto è quello che conta, il resto è fumo!
D: il vostro è quindi lo storytelling della verità
Tarabini: sì, poi siamo a 1 ora da Milano, chiunque può venire su e vedere con i propri occhi.
Raccanello: e il nostro panorama è davvero bello!
Presto Fooditality andrà a trovare i due Chef e il loro splendido team direttamente a casa loro, a La Fiorida, continuate a seguirci perché vi racconteremo tutto!
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