31 Mar EAT, mangiare sano ma buono si può!
Proseguiamo nella carrellata di interventi ascoltati durante l’evento Feeling Food con il progetto EAT, un vero e proprio brand di salute grazie al cibo
Valori etici e stile di vita consapevole, per mangiare bene, appagando gusto, occhi e salute. Piatti appetitosi ma bilanciati, con le giuste calorie per affrontare col sorriso la vita moderna.
Sono questi i principi che guidano il progetto EAT, Educazione alimentare per tutti (per l’uomo e per l’ambiente) che, nato nel 2009 dai nutrizionisti dell’IRCCS Policlinico San Donato e rivolto alle scuole per trasmettere comportamenti alimentari semplici ma virtuosi, vuole essere paladino di cibo sano, bello, buono, fresco e di qualità, che si tratti di ristorazione, di distribuzione alimentare o di charity.
Al punto che EAT si è trasformato in un brand della sana alimentazione. Nell’aprile 2016, infatti, è stato inaugurato il ristorante omonimo, Eat Restaurant appunto, presso la casa di cura La Madonnina di Milano che, aperto al pubblico, unisce la creatività dei Jeunes Restaurateurs d’Europe, che forniscono mensilmente nuove ricette e accostamenti alla scienza della nutrizione, per far evolvere il concetto di ristorazione verso la consapevolezza che mangiare bene, in modo corretto, rende più felici.
“Nel menu del ristorante – ha esordito Gilda Gastaldi, fondatrice del progetto EAT – ogni piatto riporta l’ammontare di calorie visto che un pasto totale non dovrebbe superare le mille. Gli chef che collaborano con noi rispettano, inoltre, delle linee guida in relazione alla tipologia e alla quantità di grassi da utilizzare”.
Sostenibilità del cibo, dunque, come sinonimo di salute e, perché no, di allegria, di prevenzione ma anche di piacere della tavola. Un consiglio? La signora Gastaldi ce ne dà addirittura due: “Gradevoli alla vista e non ripetitivi, i piatti dovrebbero sempre prevedere il 50% di verdura e frutta, maggiormente ricchi di antiossidanti, il 25% di cereali, possibilmente integrali e bio, ricchissimi di fibre, e il restante 25% di proteine, sia di tipo vegetale che animale, meglio ancora se pesce, ricco di Omega3. Spesso, inoltre, si tende a mangiare troppo velocemente, mentre bisognerebbe masticare tantissimo, almeno 50/60 volte in modo da far lavorare meglio lo stomaco e, allo stesso tempo, prendersi una pausa”.
Ma EAT non si è fermata qui e al ristorante ha aggiunto un servizio di catering, bar e distributori di merendine. “Abbiamo raggiunto accordi con varie ditte di vending – ha spiegato Gastaldi – per offrire snack a base di sesamo e miele, noci, mandorle, yogurt, macedonia, frutta, panini con la bresaola e biscotti con farina frenata, che consentono un’assimilazione più lenta”.
Un attenzione alla corretta alimentazione che ha portato EAT fino in Africa, con la creazione di un menu specifico per 330 bambini che frequentano una scuola cattolica a circa 500 km da Nairobi in Kenya. E sempre per loro, EAT si sta dedicando a una raccolta fondi da destinare all’acquisto di un appezzamento per insegnare ai ragazzi e alle loro famiglie a coltivare il terreno in modo strettamente biologico.
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